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In città, il verde ti salva la vita

In città, il verde ti salva la vita

 

 

Tutti sanno che le piante aiutano la natura e l’ambiente, le foreste sono il polmone del Mondo ma non tutti immaginano che semplici cespugli ed edera, possono essere la salvezza per gli abitanti e le città. Una nuova relazione pubblicata dalla rivista ACS Environmental Science and Technology ha messo in evidenza come alberi e cespugli possono contribuire a ridurre i livelli dei maggiori inquinanti atmosferici. Non vi sembra niente di nuovo? E’ stato dimostrato che l’efficienza delle piante è otto volte superiore a ciò che si pensava.

Con livelli elevati di inquinamento atmosferico, anche solo passeggiare tra le vetrine della città diventa dannoso. L’esposizione all’inquinamento atmosferico ha conseguenze nefaste sulla salute umana. Se i quartieri fossero progettati in modo da agevolare le attività pedonali, il mondo sarebbe un posto migliore.

Lo studio pubblicato sull’ACS è stato finanziato dal Dipartimento di Ingegneria e Scienze fisiche del Research Council inglese. Lo studio verte su un programma di ambiente urbano sostenibile. Per ottenere un ambiente pulito e a prova di pedone bisogna abbassare le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di polveri sottili.

In Italia il limite di polveri sottili è superato in molte città (qui i dati), pertanto quella del pedone, non è affatto una vita facile! L’aggiunta di piante, alberi e elementi verdi come siepi e cespugli, potrebbe migliorare notevolmente la qualità dell’aria nelle zone urbane. Lo studio sostiene che gli effetti delle piante dimezzare le concentrazioni di biossido di carbonio e di particelle microscopiche di particolato.

In particolare, il biossido di azoto sarebbe ridotto del 40% e del 60% le particelle di particolato. A ridurre l’inquinamento atmosferico non sono tanto gli alberi quanto l’erba, così l’idea di dare nuova vita ai cartelloni pubblicitari e alle pareti di qualche edificio: l’edera rampicante è ottima per tale scopo.

Pubblicato da Anna De Simone il 25 luglio 2012

 

Agenzia ANSA

 Canale Salute&Benessere

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Ambiente : Londra, ecco ‘giardini verticali’ anti-smog

03 febbraio, 14:46

 

(ANSA) – ROMA, 3 FEB – A Londra arrivano i ‘giardini verticali’ per combattere lo smog: normali, grigi e soffocanti facciate di vecchi edifici convertiti in muri “verdi” capaci con il loro fogliame di assorbire anidride carbonica meglio degli stessi alberi. Come scrive la Cnn, sono già molti nel mondo gli esempi di questo rivoluzionario sistema anti-inquinamento. A Londra uno dei più riusciti si trova sul lato della stazione della metropolitana di Edgware Road. La nuova eco-parete, eretta dalla società Biotecture sfruttando un sistema modulare idroponico, potrebbe rivelarsi una fidata alleata nella lotta all’inquinamento metropolitano. Oltre a migliorare l’impatto visivo degli edifici della città ed avere quindi un effetto edificante per i cittadini, questi giardini verticali potrebbero migliorare anche la qualità dell’aria. In particolare, come affermano gli esperti, la riduzione del carico termico degli edifici permetterebbe una riduzione dei costi e delle emissioni di CO2 dovute al riscaldamento e al raffreddamento. Ed oltre a ridurre l’effetto “isola di calore” , queste speciali pareti sarebbero anche degli efficienti filtri all’inquinamento, purificando l’aria circostante. Il muro “verde” di 200 metri quadrati nei pressi della metro di Edgware Road viene monitorato dall’Imperial College di Londra, che analizza ad intervalli regolari i campioni di foglie per scoprire quanto particolato viene assorbito. (ANSA).

Skyrise greening – problematiche complesse, soluzioni su misura

Laura Gatti – Agronomo libero professionista – Milano

 

Con il termine skyrise greening la cultura anglosassone definisce un nuovo concetto di inverdimento nel paesaggio urbano. In un senso ampio, comprende l’integrazione del verde al costruito a tutti i piani che si elevano sopra il livello del suolo, e quindi include le terrazze inverdite, i tetti verdi, il verde verticale, gli sky gardens, gli hanging gardens o jardins suspendus. La coltivazione di piante ‘fuori terra’ e in situazioni di elevata artificialità è, di per sé, un argomento che appartiene alle tradizionali tecniche agronomiche e di giardinaggio: la novità sta nella scala degli interventi proposti.

 

Il rinnovato interesse per i grattacieli, soluzioni architettoniche che rappresentano simbolicamente, oltre che concretamente, il picco di artificializzazione all’interno del tessuto urbano, si basa sulla considerazione che essi consentirebbero in primo luogo un notevole risparmio della risorsa suolo rispetto agli sviluppi orizzontali dell’espansione urbana tradizionale. Per decenni, gli edifici alti sono stati progettati con scarsa attenzione al tema del risparmio energetico. Per molto tempo, le torri e i grattacieli hanno rappresentato un’immagine responsabile, in grande misura dello spreco di energia. A una conseguente riduzione del consumo di suolo corrispondeva un forte aumento del consumo energetico. Oggi, un edificio alto non soltanto deve fungere da captatore e accumulatore di energia rinnovabile ( utilizzando la sua naturale predisposizione a entrare in contatto con abbondanti quantità di aria e luce naturale), ma deve anche tutelarsi contrastando e limitando i rischi di surriscaldamento e raffreddamento a cui è esposto. L’idea di progettare e realizzare edifici alti con una pelle verde nasce proprio da questa preoccupazione e quindi dall’intento di offrire a questi edifici la possibilità di contribuire a un significativo risparmio energetico e a un generale miglioramento del contesto ambientale- urbano. L’interesse attuale per questo tema è testimoniato dai numerosi progetti, di cui alcuni in corso di realizzazione, che esaltano tra le caratteristiche di eco compatibilità dei grattacieli la funzionalità del verde verticale dei giardini pensili.

 

Come è facile immaginare, il paesaggio del concept progettuale alla fase di realizzazione è tutt’altro che semplice: man mano che si passa da soluzioni di verde estensivo a quelle via via più intensive le problematiche diventano sempre più complesse ed il contributo progettuale relativo alle componenti vegetali deve dimostrarsi all’altezza delle più approfondite valutazioni ingegneristiche ed impiantistiche.

 

Del resto, la stessa definizione di ‘giardino pensile’ incarna questo concetto che è anche una sfida: “ un jardin suspendu è un giardino collocato in un luogo insolito ed eccezionale e la cui realizzazione sarebbe stata impossibile senza il contributo della tecnica e del pensiero umano”.

I GIARDINI SOSPESI A MILANO

 

Giovanni Sala, agronomo – Gruppo LAND

 

È almeno da due decenni che la comunità internazionale analizza e cerca di affrontare in maniera efficace il cambiamento climatico. Basti pensare alle tre Convenzioni di Rio del 1992 e ai successivi provvedimenti, protocolli e strategie sottoscritte da quella data.

Tutti i paesi sono colpiti da calamità naturali, si pensi alle alluvioni che in Italia hanno colpito nel 2009 Messina, nel 2010 Vicenza e a novembre 2011la Liguria.Anchele forti nevicate che hanno paralizzato il nostro Paese nei primi mesi dell’anno ci fanno ricordare chela Naturaè parte inscindibile della nostra vita.

Possiamo affermare  che le città, con la forte antropizzazione del territorio, contribuiscono attivamente a questo inarrestabile e continuo degrado ambientale. Assistiamo ogni giorno ad un progressivo distacco tra l’Uomo ela Natura, distacco difficile da evitare in un area fortemente urbanizzata comela Lombardia.

Ad esempio, la densità di Milano è di 7.300 ab/km2, il doppio di Berlino. Con questa situazione una domanda sorge spontanea: dove si trova spazio perla Natura? È proprio in città che si sono trovati migliaia di luoghi dimenticati, nascosti, abbandonati, “sospesi”, appunto i tetti ( e non solo).

Se chiudiamo gli occhi ed immaginiamo che i tetti delle nostre città diventino verdi, allora il panorama cambia radicalmente ed è proprio su questa ipotesi che si sta lavorando a livello europeo; non a caso è stata approvata la norma UNI 11235 del 2007 sul verde pensile che è diventata un riferimento a livello europeo. Tra le misure per aumentare del 20% l’efficienza energetica degli edifici (Strategia 20- 20- 20), i tetti verdi sono in testa alle tecnologie architettoniche già operative.

Tutto ciò è rafforzato dal programma lanciato lo scorso novembre dalla Commissione Europea: Horizon 2020 (2014- 2020) che tra gli obiettivi e sfide di carattere sociale si prefigura ‘…la promozione della energia sicura, pulita ed efficiente’ e in questo capitolo si inquadrano perfettamente la tecnologia e la ricerca continua sui tetti verdi. Purtroppo, si stanno inflazionando i concetti di ‘Green economy’ e ‘Green solutions’, concetti che sono raramente associati a tecnologie semplici che utilizzano il materiale vegetale come materia prima tra cui appunto i ‘ tetti verdi’.

Milano non è una città in testa alle classifiche europee per la dotazione di spazi verdi per i propri cittadini. Ad oggi, ogni abitante della città ha a disposizione circa 15 m2 di aree verdi, distribuite in maniera disomogenea e anche se in questi anni si è lavorato per aumentare la loro dotazione, la percezione della città non è ancora quella di una ‘città verde’.

Milano ha un’occasione unica di rilancio, che si chiama EXPO 2015: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Il master plan per il sito Expo era nato con una forte componente di spazi verdi fortemente ispirati alla agricoltura, oggi il progetto si sta modificando verso una modalità più tecnologica  apparentemente innovativa e cioè realizzare su100 ettari di superficie un caso esemplifico di Smart City.

Anche questo rischia di essere un termine troppo inflazionato che lascerà poche novità nella città o forse diventerà invece l’occasione per dimostrare ancora una volta come il pragmatismo e la concretezza lombardi faranno di Milano un modello “verde” di riferimento internazionale?

Architettura sostenibile: 10 tetti verdi mozzafiato

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L’architettura si muove sempre di più verso la sostenibilità, verso una integrazione della natura all’interno degli edifici, e verso una ricerca di materiali che siano il più possibile sostenibili. Dalla nuova integrazione tra natura e architettura nascono giardini pensili, tetti che sono dei veri e propri giardini, muri verdi che permettono agli edifici di respirare.

The Coolist ha stilato la classifica dei 10 capolavori di architettura sostenibile dotati di tetti verdi. Io ho deciso di aprire con la Nanyang School of Arts di Singapore, con il suo tetto mozzafiato piantato nel 2008. Tra i 10 tetti, ad ognuno dei quali The Coolist dedica una gallery per chi vuole ammirare dettagli e particolari, c’è anche l’Accademia delle Scienze della California, opera di Renzo Piano, il cui tetto è uno tra i migliori esempi di green roof al mondo, integrazione perfetta tra architettura e natura: i 2 acri e mezzo del tetto ospitano piante locali per la conservazione  della biodiversità.

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Verde pensile. I vantaggi di un tetto giardino?

Ecologici, funzionali, economici

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La parola “pensile”, dal latino pensilem (che sta sospeso), è detto di giardino che sta in alto sorretto da archi, colonne o simili. Se ne parla ogni giorno di più, ma le coperture a verde non rappresentano di certo la novità del nostro secolo!

Il retaggio storico è lungo e vanta esempi importanti: dai famosi giardini pensili di Semiramide ai tetti ricoperti di zolle in Scandinavia alle ville degli antichi romani.

Il corso degli avvenimenti ha portato poi al completo abbandono di questa tecnologia, recuperata concettualmente e tecnicamente da pianificatori urbanistici e progettisti solo nel “recente” XIX secolo in seguito ad un’urbanizzazione selvaggia che ha ridotto in misura sempre maggiore gli spazi verdi a disposizione della popolazione.

Cosa cambia rispetto al passato?!

La novità attuale è la possibilità di realizzare verde pensile su praticamente tutti i tipi di copertura con pochi accorgimenti in virtù di tecnologie moderne semplici da utilizzare e materiali che consentono strutture verdi leggere dal punto di vista dei carichi gravanti. Insomma la realizzazione di coperture verde è ormai alla portata di tutti e non solo di tecnici specializzati!

Non è da sottovalutare che la percezione dello spazio influisce molto sulla qualità abitativa e di vita. Sostengo la tesi per la quale è l’architettura a fare gli abitanti (sebbene credo che ci sia un equilibrio tra questa affermazione e quella ad essa opposta) e ritengo quindi che spazi gradevoli (è il caso dei tetti verdi), influiscano positivamente sul nostro umore e ci facciano affrontare il lavoro e la routine giornaliera con uno spirito ottimistico.

Oltre al vantaggio psicologico che l’uomo trae dalle coperture a verde, ce ne sono altri da considerare come quelli ecologici e funzionali che hanno come conseguenza diretta interessanti vantaggi economici.

VANTAGGI ECOLOGICI:

- Riduzione dell’inquinamento sonoro
Le coperture verdi assorbono le onde sonore riducendone di conseguenza la propagazione: il substrato assorbe onde a basse frequenze e la vegetazione onde ad alte frequenze. Nel caso di tetti verdi con alberi ricchi di foglie, immaginate la sensazione di benessere che può derivarvi dal fruscio del vento tra le foglie che dolcemente vi risveglia la mattina: altro che baita in montagna!
- Assorbimento dell’elettrosmog
Ricerche condotte da università straniere forniscono i seguenti dati: 15 cm di substrato leggero di un giardino pensile assorbono addirittura il 94% delle emissioni nel campo di frequenza della rete mobile cellulare e delle ricetrasmittenti.
- Mitigazione microclimatica
I green roof diminuiscono la temperatura dell’ambiente esterno riducendo l’effetto dell’isola di calore. Ciò vuol dire che questi tipi di coperture rallentano e riducono il carico termico entrante negli ambienti interni. Come si spiega tale fenomeno? Il tutto accade perché i tetti-giardino trattengono e accumulano dal 50 al 90% dell’acqua piovana (le quantità sono davvero notevoli!) e la restituiscono poi all’ambiente per evaporazione. Solo 8 cm di terriccio restituiscono all’ambiente tramite evaporazione il 70% della pioggia! Attraverso questo processo l’aria diviene più umida e, rinfrescandosi, può ridurre la percezione di aria asciutta e polverosa caratteristica appunto delle isole di calore negli insediamenti urbani.
- Fissaggio delle polveri
Trattiene le polveri trasportate dal vento ad una certa quota che si depositano su di essa e trattiene le sostanze nocive che vengono assorbite dal processo di fotosintesi delle piante.
- Nuovi ambienti di vita
Piante e animali possono trovare un nuovo habitat ideale in un luogo naturale.

VANTAGGI FUNZIONALI:

- Protezione meccanica degli strati componenti la copertura;
- Abbassamento delle temperature delle guaine isolanti;
- Protezione dall’azione disgregante gelo/disgelo sugli strati più esposti.

VANTAGGI ECONOMICI:

- Risparmio nei futuri costi di risanamento
Lo strato impermeabile ha una maggiore durata temporale perché è protetto dagli agenti atmosferici, dalle radiazioni solari e dalle variazioni brusche di temperatura. Un dato? Mentre su una copertura a verde le temperature massime estive si aggirano intorno ai 25°, su una copertura tradizionale possono raggiungere anche gli 80°!
- Risparmio sui costi energetici
I green roof garantiscono prestazioni di isolamento termico in inverno e di raffrescamento nel periodo estivo, consentendo consistenti risparmi nei costi di riscaldamento e di condizionamento.
- Riduzione dei picchi di deflusso idrico
La capacità di ritenzione idrica delle coperture a verde produce un ritardo nei tempi di deflusso delle acque piovane verso canalizzazioni e sistemi di smaltimento, in tal modo il dimensionamento dei canali di smaltimento è piuttosto contenuto.

Svantaggi? Nessuno. Provare per credere!

http://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/criteri-progettuali/verde-pensile-i-vantaggi-di-un-tetto-giardino-ecologici-funzionali-economici.html

“Living Architecture”, ovvero come trasformare i nostri edifici in strutture dinamiche capaci di parlare con l’ambiente. A colpi di protocellule, alghe e altre tecnologie viventi. La road map nel libro di Rachel Armstrong di GIULIA BERLARDELLI.

Architettura, ritorno al futuro Il nuovo mattone è la biologia  

 

UNA CITTÀ i cui edifici siano dipinti di protocellule, sistemi chimici “quasi viventi” in grado di sentire il loro ambiente. Palazzi che si fanno più forti con il passare del tempo, adattandosi alle bizzarrie di una Terra che abbiamo reso sempre più instabile. E ancora: muri capaci di assorbire anidride carbonica e trasformarla in una seconda pelle di carbonato minerale, con benefici per l’atmosfera e la struttura in sé. È così che Rachel Armstrong, docente di architettura alla University College London, immagina il futuro delle nostre città: oggi “deserti di cemento”, domani (forse) sistemi dinamici più “simili alla vita”. Le sue idee sono raccolte in “Living Architecture” 2, libro-manifesto dell’architettura vivente e vademecum della biologia sintetica applicata al settore edilizio. Repubblica.it l’ha incontrata per farsi raccontare i passaggi di questa sperata rivoluzione copernicana.

Verrà inaugurato a fine mese il progetto chiamato “The Kinder Garden”. Prevede la realizzazione di un nuovo asilo nido privato a Milano, in via Sabotino 16 (zona Porta Romana), dato dall’unione di tre locali a piano terra oggi indipendenti e adibiti a ufficio. L’architetto colombiano Mauricio Cardenas, ben attento alla tematica del risparmio energetico, ha ridisegnato lo spazio complessivo di 315 mq che ospiterà 40 bambini.

Nuova sarà la pavimentazione: in bambù (per la zona di attività per bambini), in resina (per la parte di atelier e pranzo) e in legno drenante per gli esterni. In progettazione anche la boiserie e l’arredo in bambù, materiale definito dall’architetto “acciaio vegetale”. I materiali di arredo, insieme alla pavimentazione e a una grande parete vegetale, vogliono sottolineare l’attenzione del progetto ai materiali propri di un’architettura ecologica.

Articolo originale : http://www.sutmundo.com/green-tech-city-masterplan-sustainable-urban-development-vision/

sustainable green city Green Tech City Masterplans   SOMs Sustainable Urban Development Vision

Earlier this year, mega-architects Skidmore, Owings & Merrill revealed their master plan for the Green Tech City in Hanoi Vietnam, a truly sustainable urban development vision fitting for future Vietnamese generations. As if this wasn’t enough, they have also been awarded two further commissions to take their sustainable urban development vision to the next level.

Joining the list of future eco-cities is also Danang which will see an eco-urban community and a new FTP city incorporating a widespread sustainable strategy for the region.

The master plan in Hanoi creates a new district and urban vision for this area of Hanoi based on its local culture and urban heritage. The plan incorporates advanced city design methods and sustainable principles to cut the demand for non-renewable resources and typical civil infrastructure. Covering an area of 145 hectares, the plan integrates two existing villages with future development and provides necessary community amenities to serve a future urban population in excess of 20,000 people. The Master Plan expands and reinforces the local traditions and green urban character of Hanoi. The plan also engages and compliments the strategic green landscape corridor envisioned at the city scale along the adjoining river and applies latest technology in carbon emissions reduction, energy needs reduction and smart infrastructure.

In addition to a new linear riverfront park, the Master Plan generates a series of organic, low-rise, pedestrian-friendly residential neighborhoods within the planned ‘Green Corridor’. This is balanced by a more urban and dense edge of high-rise development articulating the future skyline of the district. A complete sustainable urban living environment will emerge on site, including a variety of housing types integrated with schools, health-care clinics, sports and other public facilities.

On the other hand, the planned Eco-urban community in Danang sets a preliminary plan for a sustainable residential community at the edge of the city that looks to set a new benchmark for ecologically sensitive development in Vietnam. SOM is now working closely with the city planning authorities to complete the project’s design and make sure its delivery.

 

sustainable city architecture Green Tech City Masterplans   SOMs Sustainable Urban Development Vision

 

Green Tech City Hanoi Building images / information from SOM Architects

Con la scoperta del lavoro di Patrick Blanc anche in Italia la “moda” del Giardino Verticale è esplosa assieme alla richiesta di rivestire pareti interne e esterne con piante. Posizionata nell’ambito di un nuovo romanticismo volto al recupero della natura selvaggia, il tema dei giardini verticali non risolve semplicemente un problema di spazio né viene scelta per le caratteristiche pur rilevanti di vantaggi ambientali. Si situa infatti nell’ambito del “terzo paesaggio” di Gilles Clement, nello Junkspace di Rem Koolhaas, ovvero laddove la città – nei suoi segmenti abbandonati, i suoi retri, nei vuoti e interstizi – diventa foresta e, spontaneamente, consente lo sviluppo di forme antropiche e naturali. Questo è il nuovo regno della biodiversità.

 

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Il Giardino Verticale, da un punto di vista estetico si sogna una foresta-città, affrancata dal peccato originale della sfida contro la natura – il morso della mela – restituendo alle piante i manufatti architettonici, come le rocce si offrono ai muschi. E ogni modalità di sviluppo del verde verticale implica diverse intenzioni e immagina una città-foresta diversa. Nel bene e nel male se la città si è sviluppata in verticale anche il giardino la segue mostrandone i pregi ma insieme anche i molti limiti. Ci sono due idee fra loro opposte che sottendono al concetto di giardino verticale, due linee simboliche di pensiero che percorrerò entrambe per comprendere e non solo descrivere un fenomeno attualmente di grande successo:

  1. La prima rievoca le immagini della sfilata di moda messa in scena da David Byrne nel film True Stories, nella quale la canzone Wild wild life fa da cornice a modelli bizzarri tra i quali un soprabito in prato, una vera e propria pelliccia di prato. L’artista che ha curato le sfilata, Gene Pool, in altre occasioni ha poi rivestito di erba automobili e autobus, mettendo in discussione il principio fondamentale che le piante ci impongono, quello di essere immobili. Il verde portatile, pret a porter è rivoluzionario.
  2. La seconda mi riporta all’immagine del sottobosco tropicale, dove la natura si impadronisce di qualunque cosa stia fermo per un tempo nemmeno tanto lungo, rivestendolo e immobilizzandolo, inghiottendolo nella sua naturalità esuberante. Quindi radicando elementi mobili.

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Patrick Blanc propone le due immagini insieme, e non sono che le due facce di una stessa medaglia. Le sue pareti verdi, sono fantastiche perché liberano l’idea delle piante da quello del rapporto con la terra, è appunto un verde mobile. Consente di rivestire le nostre città di verde, risolvendo quel più o meno vago senso di colpa che abbiamo nei confronti della natura. Rispondendo al timore che la natura si vendichi e si riprenda lo spazio che le abbiamo tolto. C’è insomma tutta la condizione esistenziale/urbana del nostro tempo a motivare il successo dei muri vegetali.

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Come ricorda Fiorenzo Magagna, di Gea, tra i primi in Italia a realizzare pareti verdi, avendo collaborato all’allestimento del Cafè Trussardi a Milano, la tecnica deriva dalle nuove modalità di coltivazione delle piante in vivaio, in Olanda, dove la terra è sostituita da un feltro speciale.  In realtà, con il tempo poi le radici irrobustiranno il feltro realizzando una membrana fortissima. La fortuna poi di questa tecnica è che si tratta di un sistema chiuso, la gestione degli elementi nutritivi e dell’irrigazione è parte integrante del sistema parete. La ricerca di Blanc, partita dal foreste esotiche, stimola l’osservazione dei nostri territori, Fiorenzo Magagna ha selezionato diverse essenze autoctone da utilizzare, adatte al nostro clima. Spesso durante le passeggiate in montagna troviamo piante che crescono inverosimilmente sulla roccia, troviamo muschi e piante ospitate nelle fessure della roccia, …

Ancor più innovativa è poi la possibilità di portare tutto questo all’interno, fino al sottosuolo, nell’ombra, laddove la vegetazione è sempre stata bandita. Sono lampade speciali e la selezione di essenze abituate a fitti sottoboschi a consentire di rompere quest’ultimo tabù verde. Qui crescono piante tropicali, come del resto la maggior parte delle piante da interno, tutte provenienti dall’intimità della natura. Le piante, così concepite, consentono di progettare giardini interni con il ruolo di formare spazio, con pareti e non si limitino ad essere una collezione di soprammobili, di complementi d’arredo, rinnovando così il ruolo della vegetazione nell’interior design. (vedi Interni in verde, allestimento che ho realizzato realizzato a novembre 2007 in occasione della fiera BENéwellness expo, Vicenza).

Eravamo abituati ai rampicanti, tutte le città sono rivestite di verde in modo più o meno informale, più o meno spontaneo. Anche questo è giardino verticale. Non solo muri verdi, ma anche partizioni con gli elementi per esempio di Teracrea, le piante che si sviluppano in verticale aprono orizzonti per risolvere spazi ridotti, per consentire al verde di contaminare gli spazi abitati arricchendoli con la sua vitalità senza per questo imporre manutenzioni impegnative. Si tratta di un settore ancora da esplorare che riserva molte potenzialità. Quello che ha introdotto Blanc, tuttavia, è qualcosa di più di una trovata, ha inaugurato ufficialmente un nuovo punto di vista, ha posto una questione cruciale riguardante il nostro rapporto con la natura – radicata o portatile.

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Conferenza tenuta a Vicenza a Palazzo Valmarana Braga, il 23 maggio 2008, dal titolo dal titolo ”Il giardino verticale” nell’ambito della manifestazione: About Design Vicenza 2008, un’ esposizione che presenta designer e complementi per l’arredo contemporaneo. Relatori: Sophia Los architetto e dott. Fiorenzo Magagna, di Gea.

Articolo tratto da http://www.genitronsviluppo.com/2008/07/03/giardini-verticali-moda-segno-di-unepoca-o-simbolo-di-unarchitettura-sostenibile-possibile-da-patrick-blanc-con-sophia-los-alla-scoperta-del-nuovo-romanticismo/

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